venerdì 8 ottobre 2010

Dei ragionamenti e delle conclusioni

Non sono ancora abbastanza popolare da potermi permettere di scrivere i miei post sia in inglese che in italiano (e diciamo la verità, se ci provassi farei decisamente schifo) per non parlare del discorso complicatissimo che sto per fare quindi per l'amore del Signore non voglio neanche immaginare come potrei introdurvi questo argomento in inglese.
Anche se c'è gente che lo fa e non dovrebbe, tipo LEI (ringrazio infinitamente GARGY per avermela fatta scoprire e ringrazio infinitamente la Je per avermi fatto scoprire Gargy.. a proposito, lui è il mio nuovo idolo).
Ieri sera serata tranquillissima con la Je (il contrario di quello che molto probabilmente sarà la mia serata di stasera) dove abbiamo parlato del nostro futuro, delle nostre scuole, delle differenze sostanziali del metodo di insegnamento italiano/inglese.
Paragonando l'Inghilterra all'Italia sono saltate fuori delle constatazioni disarmanti.
La Jessica, nel suo anno di Marangoni italiano, preparava dei book ordinati e abbastanza banalotti fini solo al contenuto; da quando si trova qui a Londra le fanno fare dei book completamente fuori da ogni schema, le lasciano la più completa libertà di fare come più crede e di presentare il book come meglio rietene necessario.
Stessa cosa sta capitando con me. Non mi avevano mai detto "fai come vuoi" o "scegli tu". Qui mi fanno fare cummaminchia mi pare senza che ci sia alcuna regola limitativa. Possiamo mettere nel notebook gli sfondi nei fogli, possiamo scrivere a mano, al computer, attaccare foto, oggetti, tutto ciò che ci sembra utile per le nostre ricerce lo possiamo fare e documentare, se vogliamo attaccarci delle decorazioni possiamo, ma qualsiasi cosa. E' impressionante.

CONCLUSIONE:
L'insegnamento italiano cresce l'individuo in maniera quadrata e schematica in tutto per limitare una possibile crescita individuale mantenendoci come marionette (altrimenti qualcuno potrebbe sfondare, eh no, come si può togliere la poltrona a chi ce l'ha già!) per poi selezionare molto accuratamente i burattini da mostrare, giusto per dare l'illusione che ogni tanto qualcuno un premio lo vince.
L'insegnamento inglese si basa sulla meritocrazia e sulla crescita individuale dello studente, dando a ciascuno la libertà di sfruttare tutta la tua fantasia senza limiti in maniera che chi davvero se lo merita possa andare avanti.
Cristo, a nessuno in Italia verrebbe in mente di creare un book dove come prima pagina c'è la scansione del proprio libretto scolastico con la scritta "I'M IN!! YEY!!" su uno sfondo pitturato ad acquerello grigio e la pagina dopo è ricoperta di pizzo nero con attaccate con spille da balia delle foto strappate; per ora ho visto solo Sara Lando fare così, tutto il resto è comunque sotto l'educazione distruttiva a cui siamo abituati.
In Italia un book del genere verrebbe classificato come "originale e particolare", QUI E' LA NORMA, SI E' SCARSO SE SI FACESSE IL CONTRARIO.
Per una sfigata come me che arriva bella e fresca dall'Italia con le regole preimpostate nella testa come la nostra cultura usa, il problema è 100volte più grosso.
In primis perchè la mia fantasia è estremamente limitata rispetto agli altri (grazie Italia)
In secundis perchè devo fare tutto in inglese e se non fosse per la cara e dolce Australia che mi manca tanto con il cazzo che saprei l'inglese (sempre grazie Italia)

MA MARCY HAI SCOPERTO L'ACQUA CALDA!!!
EH BEH MA COSA TI ASPETTAVI, UNA PASSEGGIATA??
HAI VOLUTO LA BICICLETTA? ORA PEDALI!!
EH SI C'E' MA CIOE' NON SCANDALIZZARTI, LO SI SA CHE L'ITALIA E' COSI'!!

So che quello che ho detto sembra tutto scontato, ma è facile parlare quando si ragiona in ipotesi e sogni, parlando dall'Italia guardando all'estero come regno irraggiungibile delle fiabe, guardando le notizie dai telegiornali italiani senza un minimo di sguardo "al di la" delle proprie possibilità effettive.
Ma quando ci si è dentro e VEDI la differenza, e PUOI TOCCARE la differenza, il mondo crolla.
E ci si inizia a farsi il culo.
E ORA POSSO INCOMINCIARE LA RICERCA SULLA LUCE.

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